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19/gennaio/001

"SIAE, finanziamenti pubblici e teatro" - Resoconto della tavola rotonda
Alla tavola rotonda erano presenti nove compagnie teatrali: le bolognesi Compagnia delle Laminarie, Deicalci Teatro, Teatrino Clandestino, Mercante Mantani, Zimmerfrei, Amorevole Compagnia pneumatica, Gruppo Elettrogeno; Almescabre (Deposito Bulk, Milano); Babaluk (Napoli)

Nel corso della tavola rotonda, è stata inizialmente illustrata la situazione per passare nella seconda parte a vagliare un'eventuale linea futura.
Allo stato attuale, l'unica forma di finanziamento per le compagnie sono i fondi del ministero della cultura, fonte indispensabile per realizzazione dei progetti. Se da un lato risulta vincolante (si veda più avanti per l'approfondimento di questo concetto), è anche una forma corretta nell'ottica del meccanismo di redistribuzione del reddito. Quello che si contesta sono le modalità di accesso ai finanziamenti: l'attività delle compagnie deve essere documentata dal un bourderot Siae, cioè dalla distinta d'incasso dello sbigliettamento. Il numero minimo di rappresentazioni per essere ammessi tra i gruppi che avranno accesso ai finanziamenti è di sessanta più venti. Più ambiguo invece il meccanismo di accesso vero e proprio, fatto di modalità molteplici che vanno dalla segnalazione della critica all'attività politica a qualche forma di riconoscimento ministeriale.
Inoltre è stata abolita l'imposta sugli spettacoli, mantenendo, sul prezzo del biglietto l'Iva al 10 per cento. Dunque, venendo a mancare l'introito economico diretto per la Siae, la Società italiana degli autori e degli editori diventa, per il ministero delle finanze, un ispettore fiscale per conto dello stato.
Il Tpo, pur avendo nei cinque di occupazione contestato il ruolo della Siae ed essendosi chiamato fuori dal suo circuito, si trova ad organizzare il suo calendario anche con compagnie che devono presentare il bourderot Siae per i finanziamenti pubblici. Dunque riconosce ai gruppi il fatto di essere finanziate dal ministero della cultura.
Ma occorre trovare un meccanismo per negare lo sfruttamento economico del diritto d'autore senza negare in sè il diritto d'autore. E sempre dal Tpo arriva una domanda: i teatranti possono diventare un gruppo di pressione, come ne esistono già, per interfacciarsi alla Siae e far pesare le questioni legate al teatro? Quali vie percorrere mantenendo una propria identità? Perché attualmente le strade sembrano due:
  • saltare tutto a pie' pari
  • passare a una proposta provocatoria: affiancare, di propria iniziativa, documentazione autocertificata al bourderot Siae
  • programmare due volte lo spettacolo: farne uno per esempio il mattino, su cui fare il minimo necessario per rendere valido il bourderot siae, e una alla sera in cui si rimanga in un regime nosiae e di autocertificazione
  • truffare esplicitamente come fanno le compagnie maggiori lanciando repliche fittizie a distanza di mesi dalla realizzazione dello spettacolo
A questo punto, si tratta di capire la disponibilità delle compagnie ad affrontare un discorso non solo di riflessione, ma anche azione comune. E' possibile ed ha senso *solo* se viene rilevato un interessamento diretto delle compagnie interessate. Una proposta arrivata da una compagnia è di creare, come accade all'estero, un organismo autonomo ed indipendente composto da artisti per la tutela degli artisti mettendosi in alternativa alla Siae. Di fronte alle perplessità sollevate in merito all'effettiva partecipazione delle compagnie alla costruzione di un progetto che conosca approfonditamente la legislazione sul diritto d'autore e le 'deleghe' Siae e che sostenga l'attività dei teatranti.
Per il tpo l'essenziale non è solo fare un'operazione di denuncia, ma di articolare un percorso che produca conflitto, al fine di incidere sui meccanismi che attualmente regolano tutta questa situazione. Costruire un fronte nella società civile che porti a pressare le istituzioni in una modificazione nel meccanismo come attualmente strutturato capire i gruppi non ancora finanziati che cosa fare.
Infine, il discorso è confluito verso l'approdo ad una proposta direttamente nei confronti del ministero delle finanze per schivare il problema della centralizzazione economica nella gestione dei finanziamenti teatrali sul ministero delle finanze. Praticamente, si tratterebbe di avviare un discorso federalista nella gestione monetaria dello spettacolo trovando un'interfaccia in soggetti come le amministrazioni locali. Perché quello che blocca è trovarsi di fronte un monolita lontano.