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GNU economy copyright e software libero
21/gennaio/001

Resoconto di chiusura.


Da venerdì 19 a domenica 21 gennaio si è svolta al Teatro Polivalente Occupato di Bologna una serie di incontri e dibattiti dal titolo GNU ECONOMY COPYRIGHT E SOFTWARE LIBERO.
Alla manifestazione organizzata dal Visual City Virus (gruppo video del TPO), acidlife.com, Annozero.org, Dyne.org, Strano Network e gli hacklab di Bologna, Firenze, Catania, Torino e Milano, sono intervenuti diversi esperti, programmatori, avvocati, operatori che si occupano di software libero, lo sviluppano affermando la libertà di circolazione dei saperi in Rete. Molti sono stati gli interventi, le proposte, animatissima era poi la sala informatica allestita con incredibile rapidità dai vari "acari" venuti da tutt'Italia a dare il loro contributo alla discussione e scambiare con gli altri saperi e conoscenze sugli sviluppi del software libero e dare la possibilità ai visitatori di vedere praticamente in funzione, dando vita a veri e proprio workshop improvvisati, linux o altri software liberi.

Ma cos'è il software libero e la licenza GPL?

Una volta che il programmatore ha sviluppato un programma e ha intenzione di distribuirlo ha di fronte alcune strade: può renderlo di pubblico dominio e quindi perdere completamente la proprietà intellettuale del suo lavoro, nonostante questo possa essere copiato e redistribuito; può decidere di farne un software proprietario e quindi chiuso, senza rilasciare i sorgenti di esso, ma solo l'eseguibile; oppure ancora può scegliere la vita del software libero.

La maggior parte del software oggi in circolazione è proprietario e immodificabile e la sua diffusione è gestita da licenze restrittive che oltre a non fornire all'utente una piena funzionalità del programma non lo proteggono da eventuali difetti del programma stesso. La licenza Gnu/Gpl invece regolamenta la diffusione del software libero, definito tale perché permette all'utente il diritto di copia del programma e quindi di redistribuzione di esso, il diritto di accesso ai codici sorgente (quindi il diritto di conoscere direttamente le funzioni di un applicativo), il diritto di modifica dei sorgenti e il diritto di distribuzione del software sviluppato o corretto. L'unica restrizione è relativa alla licenza dell'applicativo: se per realizzarlo si utilizzano basi (sorgenti precedenti, librerie, etc) tutelate dalla Gnu/Gpl, non si potrà usare nessun'altra licenza che la Gpl.

Ci sono poi altri tipi di licenze che hanno delle restrizioni rispetto a quella base. La LGPL è una licenza che regola la distribuzione delle librerie e che permette, a differenza della GPL, la possibilità di mantenere propietario il software derivato da software libero rilasciato sotto LGPL. La FDL è la licenza che regola la distribuzione della documentazione tecnica di supporto al software libero. In particolare, la FDL permette a tutti la libertà di copia e redistribuzione del materiale, con o senza modifiche, sia a scopo commerciale che no-profit. Inoltre consente agli autori e agli editori di essere riconosciuti per il proprio lavoro pur preservandoli dalla responsabilità di modifiche succesivamente apportate ai testi.

Al di là di queste informazioni tecniche che hanno permesso anche a chi non era troppo informato sull'argomento free software di partecipare al dibattito, il nodo su cui più si è dibattuto è stato quello di individuare, sull'obiettivo comune della diffusione del software libero, una serie di strategie che permettano ciò. Il risultato positivo di questa tre giorni, infatti, è delineato proprio un coordinamento composito, in cui sono rappresentate le diverse realtà digitali italiane impegnate nello sviluppo di una serie di progetti che hanno la finalità di diffondere il più possibile il software libero e la sua idea, che ha alla base la libertà di diffusione dei saperi.

Il primo passo verso questo obiettivo è quello di rafforzare la coscienza politica degli informatici in modo che sia condivisa la consapevolezza che il free software non è soltanto un'alternativa tecnica all'utilizzo di software proprietario (nel senso di immodificabile), ma una vera e propria alternativa economica e politica in quanto lo spirito del free software ruota attorno alla libera circolazione e manipolazione dei saperi e alla possibilità di un'economia basata non tanto quindi sulla proprietà del prodotto ma quanto nel suo sviluppo successivo (a livello economico, infatti, gli sviluppatori di free software guadagnano non tanto dalla vendita del software, ma dall'assistenza e dallo sviluppo di questi software).

In merito a questa crescita della consapevolezza fra gli informatici si poneva l'attenzione, quasi alla fine dei lavori dell'assemblea, sulla questione del reddito di cittadinanza. Non essendoci nel campo dell'informatica, magari più che in altri campi, una netta distinzione tra lavoro direttamente quantificabile in termini economici e tempo impiegato per la formazione e l'apprendimento indispensabile per il lavoro stesso, esso si trova ad essere molto vicino al dibattito teorico di alcuni gruppi politici circa il reddito di cittadinanza ovvero il diritto ad un reddito garantito per tutto quel lavoro che le persone fanno ma che non è immediatamente quantificabile ma che è indispensabile per inserirsi nel mondo del lavoro.

Un'altra strategia discussa in merito alla diffusione del software libero è la sua diffusione nella pubblica amministrazione perché se così fosse allora si riuscirebbe veramente a mettere in discussione il monopolio Microsoft e la licenza GPL diverrebbe una realtà concreta al pari degli altri tipi di licenze. Per fare questo si quindi parlato di agire su due fronti differenti, da un lato spingere l'introduzione del free software a livello locale con atti ed iniziative anche individuali (Beppe Pavoletti e Francesca Campora hanno parlato del loro impegno personale e dei numerosi problemi nell'introduzione di Linux e di altri software liberi rispettivamente nel mondo bibliotecario e nella scuola), e dall'altro spingere le istituzioni a prendere atto dell'alternativa del software libero puntando soprattutto sui vantaggi economici che ciò comporterebbe (riduzione dei costi e creazione di nuovi posti di lavoro in assistenza e sviluppo). Quest'ultimo passaggio dovrebbe essere affrontato, secondo l'assemblea degli hacker, da quelle comunità, come l'Associazione Software Libero, che in un certo senso sono più istituzionalizzate rispetto all'ambiente underground degli hacklab cui spetta però il compito di spingere verso questa direzione, creando un fronte comune d'opinione che abbia una chiara posizione politica.

Un altro passo verso la diffusione del software libero è una forte promozione a livello pubblico. Non tutti, infatti, sono al corrente dell'esistenza di un'alternativa a Microsoft e per questo gli operatori del software libero hanno deciso di impegnarsi nella diffusione di questa nuova proposta sia attraverso corsi di base sia con lo sviluppo di interfacce, programmi e manuali sempre più accessibili all'utente meno esperto e che vuole dal computer principalmente la facilità d'uso.
I lavori si sono conclusi domenica pomeriggio con un'assemblea conclusiva in cui si sono chiariti questi punti d'intervento per raggiungere quell'obiettivo della diffusione del software libero.

Il prossimo appuntamento è stato stabilito per aprile a Roma in cui si è deciso di invitare tutte le comunità di operatori del software libero nonché i rappresentanti delle istituzioni più sensibili alla questione per cominciare ad intavolare dei progetti concreti e politicamente chiari di diffusione, anche istituzionale, del software libero.