Cos'ha questa città che mi chiude la porta in faccia quando sono sulla soglia, e così mi pizzica le dita, e mi sbatte contro il naso. Sanguino, e ancora credo che basti stare lì per farmi aprire. Senza fiatare, a colare il mio rosso sul legno. La città ti vuole, ti vuole tutto dentro, premi ogni pulsante, apri ogni porta, penetra con tutto te stesso. Amala, anche se puzza, è malata, ti infetta appena la guardi, amala, ama la tua vita, oltrepassa la soglia. |
"-Eppure
io so, -diceva- che il mio impero e' fatto della materia dei cristalli, e
aggrega le sue molecole secondo un disegno perfetto.
In mezzo al ribollire degli elementi prende forma un diamante splendido e
durissimo, un immensa montagna sfaccettata e trasparente.
Perche' le tue impressioni di viaggio si fermano alle delusive apparenze e
non colgono questo processo inarrestabile?
Perche' indugi in malinconie inessenziali?
Perche' nascondi all'imperatore la grandezza del suo destino?-.
E
Marco: -Mentre al tuo cenno, sire, la citta' una e ultima innalza le sue mura
senza macchia,
io raccolgo le ceneri delle altre citta' possibili che scompaiono per farle
posto
e non potranno piu' essere ricostruite e ricordate.
Solo se conoscerai il residuo di infelicita' che nessuna pietra preziosa arrivera'
a risarcire,
potrai computare l'esatto numero di carati cui il diamante finale deve tendere,
e non sballerai i calcoli del tuo progetto dall'inizio."
da "Le città invisibili" di Italo Calvino